Tutti i video della rassegna delle Primavere 2023
Una raccolta multidisciplinare sul tema dello scarto industriale, sociale e dei comportamenti personali che ci portano a scartare oltre il 90 cento di quello che compriamo nei primi sei mesi di vita.
Antropocene, wasteocene, scarto. E ancora: conversione ecologica, comunità, spazio. Sono molti i temi che abbiamo affrontato nei due giorni de Le Primavere – Il Cortile dei Gentili 2023, molte le domande che ci siamo fatti, senza l’obiettivo di voler fornire a tutti i costi le risposte. Grazie a chi c’è stato, a chi ci ha sostenuto e a chi si è interrogato insieme a noi.
Se non avete avuto occasione di seguire dal vivo gli incontri o volete rivederli, qui sotto trovate tutti i video della rassegna.
CRONACHE DAL WASTEOCENE
CARD. GIANFRANCO RAVASI
Sono tre gli elementi di riflessione, struttura portante dell’evento, introdotti dal cardinal Ravasi. Il primo è in riferimento alla Creazione che pone la Terra come luogo di cui siamo ospiti, che ci precede e ci eccede. «Nella scomparsa dell’affascinante esercizio della contemplazione è ancora più importante ricordare la meraviglia per la Natura e quindi, nello stupore della sua contemplazione, si trova il rispetto così come era suggerito al credente, nella cultura occidentale, dal codice della Genesi, dove si trova il grande affresco della Creazione».
Il secondo sguardo è orizzontale: «L’umanità è sulla Terra per coltivarla e custodirla, che significa comprenderla, non soggiogarla».
Infine l’Albero della conoscenza, del bene e del male, della morale «alla cui ombra l’umanità è libera e può scegliere anche per l’ingiustizia». La conclusione del suo pensiero è affidata alla sintesi di papa Francesco che ha chiarito come non esistano due crisi, una sociale e una ambientale, ma una sola crisi socioambientale.
IMPRENDITORI DI LECCO
Per ricercare una via di uscita dall’Era dello scarto e le possibili soluzioni per invertire la cultura dell’iperproduzione sono state interrogate le imprese perché l’emergenza rifiuti nasce all’interno di una economia dei consumi la cui responsabilità è in gran parte da attribuire all’attuale sistema industriale.
A questo proposito Plinio Agostoni, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio e vice presidente di Icam, ha rivendicato l’identità dell’uomo che inevitabilmente è portato ad agire e a incidere sulla realtà, ma come la tecnologia ha portato allo sfruttamento delle risorse, nello stesso modo «le tecnologie possono attuare iniziative correttive e sviluppare processi di economia circolare – ha spiegato – in Europa il 53% dei rifiuti è recuperato, riciclato e quando non possibile destinato alla termo valorizzazione. In Italia siamo ancora più virtuosi: la percentuale sale a 72% e le aziende che si occupano di riciclo di plastica in modo meccanico hanno fatturato nel 2021 circa un miliardo, il +76% rispetto all’anno precedente, un’economia in crescita».
Una visione prometeica delle possibilità, attribuite all’umanità, di modificare l’ambiente, come ha suggerito Minonzio. Profetica Anna Crupi, ad di Pharmalife Research, sulle scelte solo apparenti di sostenibilità di gran parte delle aziende: «È necessario riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni e mettersi in ascolto di tutti i contributi. Questo solo apparentemente rallenta i processi, in realtà un atteggiamento onesto e concreto di responsabilità sociale e sostenibilità viene ripagato in termini di produttività e profitto. E vale anche nell’ambito del lavoro: dare fiducia anche a chi non è omologato al modello sociale imperante può rivelarsi una scelta strategica per scongiurare il conformismo e per la costruzione di un gruppo di lavoro vario e inclusivo, che costituisce una ricchezza funzionale anche all’azienda». Ancora sul lavoro torna Valentina Cogliati, presidente e ceo Elemaster Tecnologie elettroniche, come elemento di senso che concorre alla costruzione dell’identità personale.
MARCO ARMIERO
Si dice che siamo tutti sullo stesso pianeta, vero, ma non per tutti ci sono le stesse conseguenze c’è chi inquina di più e c’è chi ne subisce maggiormente le conseguenze». C’è una stretta correlazione tra condizioni economiche e conseguenze delle crisi ambientali.
C’è un’ambiguità nella narrazione comune il tema della giustizia nell’era dei rifiuti è centrato sulle relazioni di scarto ed è importante non confondere i due piani. Per i rifiuti materiali le soluzioni esistono e sono anche percorribili, ma non è questa la radice del problema. Ci vuole anche un’azione politica, intesa come l’arte di sciogliere i conflitti e di superare le disuguaglianze, perché queste soluzioni siano estese a tutti». Le relazioni sociali di scarto non riconoscono ad altri lo stesso valore di umanità che riconosciamo a noi stessi. Innumerevoli gli esempi ai confini dell’Europa, da Lampedusa al “muro orientale” della Polonia.
«Il paradiso di qualcuno produce un inferno per altri ed è questo il tema della giustizia ambientale che si occupa della distribuzione disuguale dei rischi ambientali e dei benefici. Le comunità più fragili, povere, deboli, divise sono anche quelle più esposte. “L’era degli scarti” normalizza l’ingiustizia sostenendo che è una responsabilità personale, e non collettiva, l’essere poveri, malati, deboli».
MONS. DAVIDE MILANI
“Omelia Contadina”, il cortometraggio di Alice Rohrwacher, è stato da monsignor Davide Milani, prevosto di Lecco, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo. Ha offerto una lettura nostalgica, forse un poco astratta, ma estremamente potente di un’era contadina che costruì un legame profondo con la Terra, generativo di quel paesaggio antropico che disegna magistralmente il nostro Paese. Un patto onesto tradito dall’agricoltura intensiva introdotta nel dopoguerra, su lezione statunitense, che ha fatto scempio delle infinite produzioni, tecniche, tradizioni dell’Italia rurale sopravvissuta fino alla metà del secolo scorso e caduta con l’avvento del boom economico degli anni Sessanta.
RIFIUTI ZERO, VALORE INFINITO
Silvano Petrosino
«Perché l’uomo ha la tendenza al puro, all’incontaminato, all’integro? Perché fa esperienza quotidiana della malattia, della corruzione ed allora elabora la filosofia del sano. Ne consegue che colui che è malato è impuro e pericoloso per la vita, va emarginato e allontanato. Il problema è questo: c’è da una parte l’esigenza del puro e dell’intatto e dall’altra l’esperienza di chi sano non è, di chi sbanda, di chi cade. Ma c’è anche l’altra strada: uno è malato e lo si cura. La grande alternativa alla pulsione sacrificale è la carità».
Cristina Messa
«Con i giovani quello che ci vuole oggi è innanzitutto l’ascolto. Dobbiamo cambiare l’insegnamento educandoli per esempio al fallimento. I giovani non vogliono una vita facile, devono essere aiutati a recuperare l’aspetto vocazionale. Molti adulti si meravigliano delle difficoltà odierne dei giovani, ma il punto è che loro vedono un futuro molto più incerto rispetto a noi. Per questo vogliono vivere qui ed ora con tutte le conseguenze del caso».
Franco Molteni
Chi si arrampica deve essere in grado di scartare gli appigli non sicuri per trovare quello che conta. Noi come sanitari dobbiamo rappresentare quell’appiglio sicuro. Dall’altra parte, il paziente deve voler salire e sfruttare la presenza di un appiglio che gli permetterà di andare avanti».
C’è poi un altro passo da fare e questo spetta al paziente: «Il paziente si deve fidare ed è in questo caso che si innesca un meccanismo positivo».
Massimo Molteni
«C’è bisogno di una riflessione antropologica nei confronti delle persone che funzionano diversamente. Non possiamo pensare di protesizzare tutte le diversità e, dunque, credere che le nuovissime tecnologie possano intercettare ogni tipo di problema e risolverlo. A noi non interessa l’uomo-macchina. Quello che importa è una società in grado di dare spazio e accoglienza ai neurodiversi, una società in cui la persona è al centro».
Cristina Pozzi
«La velocità dei cambiamenti è oggi tale che trent’anni possono essere sufficienti per un vero stravolgimento del nostro pianeta. Siamo sulla soglia di una nuova epoca, in cui la rivoluzione del modo di vivere, di lavorare, di rapportarsi con i nostri simili sarà dirompente. Proprio per questo dobbiamo riorientare verso quei valori che abbiamo già e che ci vengono dal passato. Dobbiamo dire no agli scarti e fare in modo di viaggiare tutti insieme».
GIULIANO AMATO
« La cosiddetta “cultura” dello scarto è figlia di una lunga stagione che ha portato la nostra società a chiudere le vite individuali in se stesse ed a scommettere ciascuno solo sul proprio io. Le conseguenze di quel tipo di trasformazioni avevano portato l’etica a trasformarsi in un codice individualizzato. Nei primi anni duemila, avevano denunciato tutto questo, l’allora cardinale Ratzinger ed il filosofo Habermas; parlavano già allora della necessità di trovare un tessuto comune come antidoto all’individualismo esasperato. Intanto, crescevano enormemente le diseguaglianze ed anche il disinteresse nei loro confronti».
ECOLOGIA INTEGRALE
CARD. GIANFRANCO RAVASI
Sono tre gli elementi di riflessione, struttura portante dell’evento, introdotti dal cardinal Ravasi. Il primo è in riferimento alla Creazione che pone la Terra come luogo di cui siamo ospiti, che ci precede e ci eccede. «Nella scomparsa dell’affascinante esercizio della contemplazione è ancora più importante ricordare la meraviglia per la Natura e quindi, nello stupore della sua contemplazione, si trova il rispetto così come era suggerito al credente, nella cultura occidentale, dal codice della Genesi, dove si trova il grande affresco della Creazione».
Il secondo sguardo è orizzontale: «L’umanità è sulla Terra per coltivarla e custodirla, che significa comprenderla, non soggiogarla».
Infine l’Albero della conoscenza, del bene e del male, della morale «alla cui ombra l’umanità è libera e può scegliere anche per l’ingiustizia». La conclusione del suo pensiero è affidata alla sintesi di papa Francesco che ha chiarito come non esistano due crisi, una sociale e una ambientale, ma una sola crisi socioambientale.
MARCO MAGNANI
“Come cavalcare il cambiamento senza esserne travolti” è stato l’intervento dell’economista Marco Magnani che ritiene sia possibile, senza cambiare il modello economico ma attuando dei correttivi, conciliare la crescita economica con la sostenibilità. «Ci sono tante soluzioni e tutte richiedono innovazione e maggiore cultura. È il caso dell’economia circolare che trasforma i rifiuti in risorse o della sharing economy che, grazie alle piattaforme digitali che permettono la condivisione di servizi e strumenti, ottimizza la funzionalità di beni sottoutilizzati».
IMPRENDITORI DI COMO
«L’imprenditore è la persona “del fare” che, in questa congiuntura, si trova a fronteggiare circostanze grandi e complesse. Innovazione, conoscenza e trasformazione di una cultura sono gli aspetti sui quali possiamo incidere oltre a riconoscere un primato alla relazione personale»: è l’osservazione di Aram Manoukian, presidente di Confindustria Como, di fronte all’interrogativo che la crisi ambientale pone al sistema industriale in termini di responsabilità.
«In questi anni i mercati globalizzati sono diventati molto più ampi e tutto questo deve servire ad arricchire la cultura di impresa, non a travolgerla in una insensata corsa. La fabbrica deve anche essere un luogo dove si concorre al bene comune».
L’azienda tessile Ratti Società Benefit rappresenta in modo paradigmatico il legame antico e solido con la realtà comasca e Sergio Tamborini, ad di Ratti e presidente di Sistema Moda Italia (Smi), ricorda come l’industria tessile da sempre riutilizzi gli scarti. Tuttavia la filiera della moda nel suo insieme ha assunto una dimensione che grava pesantemente sull’ambiente: si stima che i capi prodotti ogni anno nel mondo siano tra i 150 e i 180 miliardi e meno dell’1% viene riciclato. «Certamente si deve intervenire sull’iperconsumo, ma non lo si può fare troppo rapidamente per le conseguenze che avrebbe in termini occupazionali siamo di fronte a una transizione del capitalismo verso una nuova economia. Tuttavia la responsabilità, oltre che delle imprese e del legislatore, è soprattutto individuale: di chi sceglie, compra, consuma, scarta con un’attenzione, o distrazione, al bene comune e al futuro».
«Anche il legno è una risorsa finita – ha concluso Maria Porro, presidente del Salone del mobile Milano e responsabile marketing dell’azienda Porro – per questo le aziende che partecipano alla Federazione Legno Arredo già agiscono in modo sostenibile: per il 67% utilizzano legno da riciclo, l’81% legno certificato, il 60% energia da fonti rinnovabili e il 64% usa materiali a basse emissioni. Si tratta ora di mettere a sistema questo impegno cercando di fare economia di scala».
GIULIANO AMATO
«Persone come bottiglie di plastica a perdere, buttate sulla spiaggia»: è la forte immagine evocata da Giuliano Amato nel corso della seconda giornata di “L’era dello scarto”, al Collegio Gallio di Como, dove lo “scarto” è l’eccedenza della sovraproduzione ma anche l’emarginazione delle persone e i due fenomeni, economico e sociale, hanno un profonda correlazione. Per questo i diritti individuali e la dignità sono valori che vanno riposizionati al centro della responsabilità collettiva.
Ma c’è un rischio, una deriva in atto, una narrazione distorta della realtà che ha fatto implodere la meravigliosa difesa dei diritti individuali delle culture occidentali moderne in un eccessivo individualismo e questo, secondo il professor Amato, a sua volta ha prodotto un’esasperata estensione e interpretazione dei diritti individuali svincolati dal legame con la comunità. Con conseguenze etiche e sociali ancora da comprendere pienamente.
SCIENZA E LUCE
EMILIO COZZI (IN COLLABORAZIONE CON BERGAMO SCIENZA)
“Spazio, ultima frontiera”, era lo storico incipit dei telefilm di “Star trek”, ma, in futuro non si rischia, piuttosto, di trasformarlo nella prossima discarica?
È il tema che si è dibattuto nell’ambito delle “Primavere” con Emilio Cozzi, giornalista esperto di spazio di videogames, «da non sottovalutare, perché la fantascienza, anche quella che vediamo nei giochi, come nei film e nella letteratura, prima o poi qualcuno lo realizza. Un buon esempio arriva dalla storia di Dan O’Bannon e Ronald Shussett, che volevano realizzare un film con un alieno che fosse diverso dal solito. Il risultato è “Alien”, un classico del cinema dove l’extraterrestre non è un omino verde simpatico, ma è un essere infestante. Non solo: la nave non è quella di astronauti esploratori, ma minatori».
La realtà, per certi versi, rincorre la fantascienza, ma la corsa è anche estremamente reale. Basta vedere la “space race” tra Usa e Urss, «perché spedire qualcosa nello spazio significa anche poter inviare una testata nucleare ben oltre la distanza terrestre». Una corsa dove l’Italia arrivò terza, lanciando un satellite già all’inizio degli anni Sessanta.
Ma perché andiamo nello spazio, luogo inospitale, che offre molteplici difficoltà per la sopravvivenza? Perché le tecnologie che sviluppiamo per il cosmo, ci servono per migliorare la nostra vita sulla terra in molteplici campi. Il primo che viene in mente in questo momento drammatico riguarda il clima. «Lo spazio è anche economia», come ben sanno personaggi come Jeff Bezos e soprattutto Elon Musk. Ma il contrappasso è che lo spazio che circonda il pianeta dando vita alla Sindrome di Kessler che ci sta portando a infestare con 130 milioni di oggetti l’orbita terrestre, oggetti che possono diventare rifiuti. Ci vorrebbe una legge per regolare il traffico spaziale, «e c’è, ma risale al 1967. Aggiustamenti sono stati fatti recentemente, ma Trump, da presidente, ha promesso pezzetti di spazio a chi aiuta la Nasa, aumentando a dismisura l’interesse per gli investimenti». E parlando di businesses, anche la pulizia dello spazio diventa un affare. Tutte cose che la fantascienza aveva previsto.
MICHELA PREST (IN COLLABORAZIONE CON IL FESTIVAL DELLA LUCE)
Ma non esistono solo aspetti negativi. Lo ha dimostrato la professoressa Michela Prest, fisico sperimentale delle particelle elementari del Cern, che costruisce rivelatori di particelle che tolgono il velo alla natura per farci capire come funziona. Un rivelatore di particelle consente di individuare un fenomeno e permette di formulare teorie sul suo funzionamento.
L’universo? Sconosciuto (quasi). «In questo modo abbiamo avuto immagini dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo». Parlando di spreco, cita la più nota formula di Einstein, che ci dice che la materia e l’energia sono la stessa cosa, che, quindi, in natura non esiste lo scarto: «Siamo tutti fatti di quei protoni nati un millisecondo dopo il Big bang». Un processo che il Cern studia attraverso l’acceleratore di particelle. Anche qui una domanda che è scientifica ed esistenziale: perché siamo qui? «Conosciamo il 4% di questo universo. C’è tantissimo da scoprire». «I fisici del Cern studiano anche le applicazioni pratiche delle nostre tecnologie. In medicina, ad esempio, dalle diagnosi con raggi X, tac, alla risonanza magnetica, che è condotta usando un magnete superconduttore come quelli dell’acceleratore, fino alla radioterapia». La medicina nucleare è figlia della fisica delle particelle.
I CONIUGI LIMPIDO
SILVIA BARBIERI E SILVANO PETROSINO
“I coniugi Limpido”, ovvero quando la vita non segue i piani
Monologo scritto da Silvano Petrosino, diretto e interpretato da Silvia Babrieri, con l’accompagnamento musicale di Jacopo Petrosino. Un soliloquio che tocca il tema della maternità mancata e dell’identità femminile di chi non ha avuto figli, un monologo interiore di una donna comune che pensa alla propria vita ritornando su una ferita che non riesce a cicatrizzarsi