Le campagne elettorali, si sa, sono sempre un po’ il regno della demagogia. Si parla, spesso si straparla. Si promette, spesso si millanta. Si declamano progetti, visioni e ideali che nella maggior parte dei casi si rivelano mere fanfaluche da comizio. Non sempre, per carità. Ma molte volte sì. Soprattutto di recente, in questa città bellissima e politicamente sventurata.

Proprio per questo motivo il nostro giornale, che – ve lo assicuriamo – sente ogni giorno su di sé il peso dei doveri connessi al suo status di storico e indiscusso leader territoriale, ha deciso di dare un proprio contributo alla battaglia per la scelta del nuovo sindaco di Como. Dedicando le sue “Primavere” a una discussione davvero alta, profonda, culturalmente di primissima qualità, sul tema universale della “città”, della sua storia, delle sue radici, delle sue contraddizioni, del suo futuro. E il fatto che questo accada proprio nei giorni del centrotrentesimo anniversario della “Provincia” e nella decima edizione delle “Primavere” ne accresce ulteriormente il valore all’interno di una dimensione anche simbolica.

I nove giorni di incontri programmati dal calendario della nostra rassegna, così apprezzata nel corso degli anni, vogliono ordinare e selezionare un ricco materiale urbanistico, culturale e, soprattutto, politico sul quale i candidati sindaco potranno, se lo vorranno, attingere a piene mani per dare un vero spessore al loro programma di governo. Un programma che sappia pensare in grande e che abbia il coraggio di volare alto, ideando la Como dei prossimi trent’anni.

È una sorta di testamento spirituale – l’espressione non sembri troppo impegnativa – che vogliamo consegnare alla campagna per le elezioni 2022. Un regalo che il giornale fa alla sua città e alla sua terra. Siamo certi che i comaschi migliori, quelli che vogliono impegnarsi e che non hanno paura di mettersi in gioco, ne sapranno fare un uso saggio e creativo.

Svegliati Como, è l’ora del coraggio.

 

Diego Minonzio

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